Giocherellando con il mondo di Carlo Preti
dal 3 al 18 Novembre 2012 in Villa Morosini-XXV Aprile
da martedì a venerdì: 15.30 - 18.00
sabato e domenica: 10.00 - 12.30 15.00 - 18.00
inaugurazione: sabato 3 novembre 2011, ore 18.00
Nella ricorrenza dei dieci anni dalla sua scomparsa, nelle sale
di Villa Morosini – XXV Aprile – sarà allestita una retrospettiva delle opere di Carlo Preti, l’autore del
Zogo de l’Oca de Miran.
C’era una volta un pittore che viveva nella città più dipinta del mondo,Venezia.
Ma lui decise che era molto più bella Mestre, la città vicina.
Vicino a Mestre c’era Marghera, lì non c’erano palazzi o cattedrali, come a Venezia, ma fabbriche, gru, cisterne e bidoni, tanti bidoni.
E poi i semafori, quanto erano belli i semafori con il loro sguardo seducente.
Vicino a Mestre c’era Mirano, con una bellissima piazza per giocare un bellissimo gioco, il gioco dell’oca!
Questa potrebbe essere la fiaba di Carlo Preti.
La realtà è l’apparire sulla scena artistica veneziana di un nuovo pittore e
grafico all’inizio degli anni Settanta del Novecento, che sorprende subito
per la maturità e la compiutezza della sua opera, dalla cifra stilistica
inconfondibile.
In lui si trovano felicemente uniti il gusto della rappresentazione, anche astratta,
caratteristica del pittore, con l’essenzialità del tratto, propria del grafico.
Nella sua produzione si coglie la grande lezione degli artisti che hanno
segnato il cammino figurativo, a partire dal magistero del colore tipico di
Venezia e l’inclinazione narrativa del Carpaccio.
Il primo soggetto con cui Carlo si impone sono i bidoni, che
inequivocabilmente alludono al barattolo del Tomato Campbell’s, che
assieme al ritratto a colori di Marylin Monroe rappresenta l’immagine
più nota della pop art. Se la pop art tende alla serializzazione, anche per
denunciare la deriva mercantile della società, opposta è la ragione che
muove Preti: recuperare quanto la produttività industriale considera rifiuto
per renderlo degno di attenzione, perché uscito da mani operose.
Il passaggio successivo è riattivare la dimensione fantastica nella
ordinarietà della vita quotidiana, per restituire dignità e poesia agli oggetti
domestici, in un mondo sempre più materiale.
La città lagunare entra nei quadri di Carlo con discrezione, è la bricola, il
faro del Cavallino, meglio ancora il paesaggio industriale dei cantieri navali
e delle fabbriche di Porto Marghera, per creare un rapporto simpatetico con
le gru, le cisterne, le ciminiere che contornano case, chiese e palazzi.
Grande viaggiatore, nei suoi quadri si trovano altre connessioni liquide,
le chiatte olandesi, i ponti del paesaggio mentale di Van Gogh. La ricerca
cromatica si dispiega poi in forma di ombrelli, biciclette, semafori, zucche
e mollette.
Egli predilige gli oggetti alle persone, ma fa dell’oca un personaggio in
carne ed ossa. La dimensione ludica racchiude il senso dell’arte di Carlo Preti,
sintetizzata nel titolo di una fortunata mostra "Silenzio, si gioca". Qui a Mirano si continua a giocare all’oca nel segno di Carlo, per pensare e
divertirsi.
L’indicazione che riceviamo è guardare alle cose anche sgraziate della vita
trovando in loro un colore di bellezza.
Tiziana Agostini
Assessora alle Attività Culturali del Comune di Venezia
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